venerdì 28 marzo 2014

SUSPENSUM - Intervista (parte#1)

"Suspensum" è un mediometraggio, scritto da Alice Del Corso, diretto da Filippo Morelli, con l'aiuto di Sara Carli e interpretato tra gli altri da Andrea Loreti , Alessandro Marciano e Ilaria Belli.
Ho avuto il piacere di intervistare lo staff di questo progetto cinematografico ambizioso, totalmente a "0 budget", che dopo lunghe peripezie presto sarà finalmente visibile.
In questa prima parte dell'intervista ho posto alcune domande a Alice Del Corso (la sceneggiatrice) e Filippo Morelli (il regista, già apprezzato in mini-film come "Alba", scritto da Alice Del Corso, e "Per Sempre", tratto da una mia sceneggiatura).
Ma bando alle ciance, ecco l'intervista:


1) Dovendo etichettare “Suspensum”, in quale genere cinematografico lo inserireste?
FILIPPO
Lo definirei un thriller-horror-fantasy, insomma, una sublime miscela fra questi tre generi.
ALICE
Ho iniziato a scriverlo pensando a un drammatico, senza quasi rendermi conto che la storia stava assumendo anche un forte carattere thriller. La chiave fantasy è nata poco dopo e, quando l’ho inserita, l’ho subito adorata!

2) Le maggiori difficoltà nel realizzare il mediometraggio? Avete mai pensato di mollare tutto?
FILIPPO
Le difficoltà sono molte, ed è difficile stabilire quali siano le peggiori. Una sicuramente è il riuscire a far combaciare le ore libere di ognuno di noi da dividere tra lavoro, che cambia da persona a persona con turni diversi, e i vari altri impegni. Un'altra è la rievocazione storica nel 1600. Avendo bisogno di una location e della scenografia, abbiamo chiesto aiuto ad alcune associazioni: una ci ha negato la disponibilità mentre un’altra, dopo aver inizialmente accettato, poi si è tirata indietro. A mollare comunque non ci ho mai pensato. Mi sono prefisso un obiettivo e ho intenzione di realizzarlo; del resto, le difficoltà sono fatte per essere superate.
ALICE
Considerata la via che ha preso Suspensum, cioè quella di diventare un progetto molto più ambizioso di quello che era al principio, le difficoltà sono esponenzialmente aumentate, senza considerare quelle che già c’erano. In fin dei conti siamo tutte persone normali con dei lavori e degli impegni da portare avanti che ci tolgono molto tempo, e la parte logistica credo sia una delle più difficoltose. Mollare è una parola che nel mio vocabolario non esiste. Abbiamo iniziato e andremo fino in fondo. Il supporto che arriva dal web ci dà tanta forza, e spero che cresca sempre di più. Vogliamo rispettare dei tempi che si sono trascinati fin troppo,e ci stiamo impegnando veramente al massimo.

3) Cosa ne pensate del mondo del cinema, vi piacerebbe farne parte?
FILIPPO
In Italia oggi purtroppo gli investimenti nel cinema sono colati a picco, se si fa un confronto per esempio con il periodo che va dai primi anni cinquanta, fino alla metà degli anni settanta. Diventare regista qui è un’ardua impresa, considerato che in un anno vengono girati circa sessanta film, di cui meno della metà distribuiti in tutta la penisola. Uno quindi potrebbe decidere di buttarsi nel mondo delle serie tv, se non fosse che la qualità di queste ultime a mio parere non c’è. Credo quindi che il mio stile si adatti di più al cinema d’oltreoceano, per il ritmo dei film, del montaggio, e soprattutto per l’opportunità che un regista può avere proponendo generi diversi dalla commedia. Ho visto lavori autoprodotti da videomaker come me che sono veri e propri capolavori, e sto cercando quindi di girare Suspensum seguendo uno stile che esca fuori dagli schemi italiani, perché sono quasi del tutto convinto che qui non verrebbe mai prodotto.
ALICE
Personalmente, studiare sceneggiatura a Roma mi ha aperto gli occhi facendomi rendere conto che è un mondo davvero immenso. Ma se all’inizio ho vissuto degli attimi di panico, poi ho trovato le motivazioni che cercavo. Non esistono sceneggiatori bravi, meno bravi o sceneggiatori cani, esistono le storie. Ed è questo in cui si deve riuscire, far esistere le storie come se fossero parte del mondo reale. Se si è capaci di far questo, di qualsiasi genere si tratti, allora abbiamo centrato il bersaglio. Certo, la tecnica è fondamentale, non lo nego, ma non è la sola cosa indispensabile. Far parte di questo mondo di storie è il mio sogno, e non lo abbandonerò mai.

4) Conta di più il budget o la creatività?
FILIPPO
La creatività s’interrompe dove il budget finisce. Se hai delle belle idee, ma particolarmente dispendiose di tempo e risorse, o hai il budget per realizzarle, o inizi a tagliarle riducendole su scala decisamente minore, solo che non saranno mai più quello che erano inizialmente.
ALICE
Contano entrambe, quando si parla di film. Senza creatività non ottieni una storia che possieda sfumature diverse da tutte le altre; ma dar sfogo alla creatività in alcuni generi può significare anche aumentare i costi, e le due cose purtroppo non vanno quasi mai di pari passo, soprattutto in Italia.

5) Un regista a cui t’ispiri.
FILIPPO 
Guy Ritche, per il suo stile underground, quella fotografia sporca, le inquadrature ricercate e il montaggio dinamico.

5) Uno/a scrittore a cui t’ispiri.
ALICE
Sicuramente Guillermo Arriaga, ma anche Robin Swicord. Traggo molta ispirazione anche dai libri, preferendo i generi fantascienza e fantasy.

6) Chi vi conosce sa che siete molto attenti all’attualità. Questo progetto è anche un modo per dire “noici siamo e vogliamo realizzare i nostri sogni”, in un momento in cui tutto sembra andare a rotoli?
FILIPPO
Il mio pensiero è rivolto ogni giorno ai tanti problemi che affliggono le vite di tutti noi, e a volte ci vuole un grande sforzo per non perdere la speranza di realizzare un sogno, quando tutto intorno a te pian piano cade in pezzi. Il messaggio che voglio lanciare con la realizzazione di questo progetto è: non smettere mai di lottare, e credere sempre nei propri sogni. Non importa quello che gli altri pensano di voi, o se vi credono pazzi fuori dell’ordinario, l’importante è fare una cosa che vi piace, perché se a te piace ciò che hai realizzato, prima o poi piacerà anche a qualcun altro.
ALICE
Intanto è un modo per dire “Eccoci qua!”. Per fare capolino in questo vasto universo che è il cinema, cercando di far sentire la nostra presenza, per quanto esigua. Ma può essere anche un inizio, la crepa che fa entrare un po’ di luce dentro la buia stanza delle opportunità. Ogni giorno siamo instancabilmente bersagliati da proiettili informativi che portano notizie di crisi, fame, morte, e di tagli su tagli. Se tieni accesa la tv più di un quarto d’ora arrivi quasi a credere di non avere nessuna speranza per il futuro, se non quella di comprare a rate un materasso, partecipare al grande fratello, o trovare un giorno il tuo vicino di casa accoltellato sul pianerottolo. Queste sono alcune tristi realtà della vita, ma fortunatamente non sono le uniche.
C’è sempre la possibilità di scegliere cosa fare della nostra vita, se credere nelle proprie aspirazioni, o rinunciarvi perché il mondo intero ti sta gridando che non ce la potrai mai fare. Chiamateci visionari, ma noi abbiamo scelto di crederci. La vita è fatta di scelte, e a un certo punto uno deve scegliere se restare a guardare lapropria esistenza che scorre, o mettersi in gioco e provare a rischiarla per averne una in futuro, fatta di quelli che un tempo erano solo sogni.

giovedì 13 marzo 2014

La colonna sonora della vita

Chi di noi non ha avuto una propria “colonna sonora” cominciata con le canzoni che ascoltavano i nostri genitori, quando noi eravamo ancora piccoli, per poi continuare con le band, i cantanti e i cantautori nei quali ci siamo imbattuti sul nostro percorso e che hanno musicato le nostre vicende di vita quotidiana?


Chiunque si ricorderà di “quella canzone che ascoltava sempre mio padre”… e anche di quella canzone che, da ragazzini, ci faceva impazzire!
Personalmente io, nata nel 1988, ho cominciato con la musica di Mango, Battiato, Pino Daniele, Queen, Beatles. Di certo non ero io a mettere il disco di Battiato o dei Beatles in casa… erano i miei genitori e io, come una spugna, ho imparato ad apprezzare subito quella musica.
Ognuno avrà i suoi cantanti: chi De Andrè, chi Baglioni, chi Zucchero… non voglio stare a indagare su chi è meglio o chi è peggio, ciò che importa è che tutti noi abbiamo la nostra colonna sonora e che comincia dai tempi in cui ancora non eravamo capaci neanche di camminare.

La musica, come tutte le arti, ha la sua evoluzione… il problema nasce quando questa evoluzione, invece di modificare le cose, non dico in meglio ma semplicemente in qualcosa di diverso, le trasforma in peggio. La musica da tanto tempo è diventata un prodotto commerciale, ma questo non ha impedito a belle canzoni (purtroppo pochissime…e saranno sempre meno) di venir fuori ancora oggi.
I bambini di oggi hanno come loro colonna sonora le canzoni di Violetta, Justin Bieber o degli One Direction…
Questa “musica” è commercializzata appositamente per loro ed è più che normale che questi ingenui bimbi ci si buttino a capofitto (sperando che Violetta non faccia come Miley Scyrus, che pochi anni fa era l’idolo delle bambine nella veste di Hanna Montana…).
Quello che mi preoccupa è che nella cultura musicale di questi bambini non esiste alcuna mediazione da parte dei genitori.
Quando ho fatto la mia prima lezione nelle varie classi delle elementari ho chiesto ai bambini quali fossero i loro hobby, se ascoltassero musica normalmente in casa, e quale fosse la loro canzone preferita. Siete curiosi di sapere cos’è è venuto fuori? Su circa 100 bambini tutti fanno sport: calcio, nuoto, rugby… a uno soltanto piace disegnare e a una soltanto piace leggere.
Ad un bambino piacerebbe suonare la batteria ma “ovviamente” non lo fa perché i genitori lo mandano a calcio 3 volte a settimana.
Gli hobby artistici sono evidentemente visti come enormi perdite di tempo. La musica, a sentire loro, la ascoltano... praticamente MAI in casa.


Non esiste mettere un album nel lettore cd dello stereo di casa. La maggior parte di essi non sa nemmeno cosa siano i cd né un album di canzoni (nemmeno in digitale). La musica ormai per loro è un rumorino di sottofondo che li accompagna nei viaggi in macchina da casa a scuola o mentre vanno a trovare i nonni. E volete sapere qual è la loro canzone preferita? A chi non mi ha risposto Violetta, One Direction e Justin Bieber piace nientepopodimeno che Gangnam Style!
Probabilmente il titolo dell’unica canzone che si ricordavano.
Perché la musica come la intendiamo noi nelle loro vite è pressoché assente. Qualche bambino non si è invece fatto problemi a dirmi che a lui la musica fa schifo e che non l’ascolta mai.
Eppure poi è tornato da me, dopo che gli avevo fatto ascoltare “Il Gatto e la Volpe” di Bennato, per dirmi che con quella canzone “gli avevo fatto piacere un pochino la musica”…
C'è da domandarsi se quel bambino avesse mai avuto idea di cosa fosse la musica!
Magari alcuni di voi penseranno: “E che problema c’è se i bambini non ascoltano più musica? La musica non è né pane né aria, si campa benissimo anche senza”.
A coloro che la pensano così auguro di vedere il loro film preferito senza la colonna sonora.

Noemi Pacini