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N.B. Prima di cominciare, ti avvisiamo che ogni intervista di Livorno Acoustics è suddivisa in due parti. La metà che leggerai qui di seguito è incentrata sul processo creativo del cantautore, mentre l'altra metà che potrai leggere su Occhio Livorno approfondisce gli aspetti legati al suo rapporto con le istituzioni e con la professione di artista.
1. Cosa significa per te essere un creativo?
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GABRIELE: L'essere creativi è un percorso infinito, in continua evoluzione che prende nutrimento dalle esperienze dell'artista, dalle sue influenze musicali, dallo spirito di osservazione. Essere creativi significa riuscire ad esprimere attraverso qualsiasi forma d'arte quello che gli occhi vedono e la mente crea, perché la mente è il mezzo di trasporto più veloce e completo esistente. Quando quella "pazzia" esclusiva e personale riesce a diventare di dominio pubblico e convenzionale, abbiamo in effetti creato.
2. Cosa ti ha spinto a scrivere canzoni di tuo pugno, piuttosto che interpretare canzoni di altri artisti?
CARLO: La creatività appunto.
GABRIELE: Mi sono accorto che tutto quello che pensavo ed avevo da dire doveva arrivare ad altre orecchie.
3. Qual'è il tuo approccio alla composizione musicale?
CARLO: La composizione musicale trova forma in diversi aspetti. Alle volte viene dopo una forte emozione, o un forte ciclo di emozioni contrastanti fra loro. Riuscire poi a comporre è tutt'altra storia però. Non sempre si è capaci di rendere "capibile e trasmissibile" quello che vogliamo comunicare. Nel mio caso per esempio, l'accumularsi di idee porta spesso ad una composizione in pochi minuti che trova poi gli arrangiamenti in diverse sessioni di prove con il gruppo.
GABRIELE: Mi sono sempre più convinto che per quando mi riguarda scrivere mi è più congeniale dopo uno sconvolgimento dell'armonia del mio essere, che mi porta quindi ad interrogarmi e raccontare tutte queste emozioni provate nella mia fragilità.
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CARLO: Cerco metriche sottili, senza troppi "trick" tecnici. Esprimere un concetto in maniera diretta ed efficace è sempre meglio.
GABRIELE: Penso ad un tema ne estraggo una storia, la trasformo in testo, con metrica e rime. Ed infine ne cerco un sottofondo. E' molto importante per me che il testo e la musica si uniscano in un amplesso estetico come quello che c'è tra un bel quadro e un'ottima cornice.
5. Qual'è la tua canzone di cui sei più soddisfatto? Ce la racconti?
CARLO: La canzone che più amo porta il titolo di "caffè", che poi è stato cambiato per votazione democratica in "che strano pensiero". E' una canzone che ho scritto durante una vacanza in montagna (nella tranquillità scrivo meglio). Parla della tristezza e del non potersi distaccare da essa, perché appunto solo con quella possiamo apprezzare i momenti di piacere e spensieratezza. L'ho scritta pensando alla mia ragazza dell'epoca (poco piacere e tante rotture).
GABRIELE: Sono particolarmente legato ad un brano che scrissi qualche anno fa. La storia di un "eroe", VINICIO, e del suo conflitto con la società moderna così materialista e bigotta.Vinicio viene invitato ed allettato da voci che lo vorrebbero con loro nella città, mentre lui preferisce di gran lunga il suo mondo solitario dove i tempi sono scanditi dall'alcool e dal tabacco e gli scenari di una Livorno colorata e maledetta. Io la vedo come una sorta di rivincita dell'uomo nei confronti della società, poiché quest'ultima tende spesso ad emarginare l'individuo, mentre in questo brano si presenta lo scenario opposto. Un riscatto.
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6. Com'è suonare in una band?
CARLO: Suonare in una band è bellissimo, ma anche non privo di rischi. E' chiaro che chi compone il pezzo ha più voce in capitolo, ma spesso non si è in accordo con i gusti di ognuno, quindi è necessario modificare certi aspetti: le metriche, le divisioni ritmiche, le armonizzazioni degli accordi e quant'altro. Anche se poi l'ultima parola spetta a chi ha composto la canzone.
GABRIELE: 5 menti nel nostro caso. 5 menti che agiscono per diversi percorsi di pensiero. Fondamentale è trovare un punto che unisca tutto questo caos e lo renda quello che poi è un lavoro fatto a dovere.
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CARLO: Durante le sessioni di prove ognuno "butta giù" delle idee e per votazione vengono poi inserite le dinamiche nel pezzo.
GABRIELE: Spesso i brani nascono mentre suoniamo ed improvvisiamo. Tutto questo poi lo razionalizziamo e lo riorganizziamo dando vita ad una canzone. Nel caso in cui il brano abbia già un'impronta data da uno di noi precedentemente, avviene un brain storming di idee che portano alla creazione di un arrangiamento.
8. Quanto peso dai a fattori come il nome della band e la sua immagine?
CARLO: Qui entriamo in tutt'altro argomento, non più nel lato "personale" ma in quello per così dire "promozionale". E' chiaro che gli atteggiamenti vengono con il calcare più e più palchi, quindi facendo esperienza e basandosi sulle reazioni del pubblico. Per il nome niente di speciale, trovammo nei nostri ricordi il nome di un cinema porno qui a Livorno, il Cinema Jolly. Invertendo il nome abbiamo voluto dare sia simpatia che sfumature di cui lascio poi alle persone trovare significati variopinti!!
GABRIELE: Io trovo nel nome Jolly Cinema non solo un "tributo" al nostro cinema a luci rosse locale, ma vedo in questo nome un messaggio molto importante che è quello che nella società esiste una gerarchia dettata dalla convenzione e non certo dalla dignità umana. In un cinema porno ritroviamo questo concetto, infatti lì a masturbarsi può andare un direttore di banca come un panettiere o un venditore di baccelli del mercato e con pochi soldi fanno la stessa identica cosa.
Per quanto riguarda il vestiario e l'atteggiamento sul palco, giocano un ruolo estetico non indifferente, ma non sempre quel che è bello affascina.
9. Come affronti le esibizioni live?
CARLO: Quando il pubblico si dimostra freddo...è nostro dovere scaldarlo! Le esibizioni devono sempre essere impeccabili, anche perché le persone non vanno a "sentire" e basta un concerto. Il concerto lo si va a sentire e guardare. Quindi dietro deve esserci una buona preparazione sia musicale che "teatrale". Fra un pezzo ed un altro è bello e simpatico interagire con il pubblico. Essendo però sempre naturali e dando un senso logico. Se deve essere qualcosa di forzato, meglio stare zitti e suonare il repertorio a testa bassa.
GABRIELE: Sul palco è un continuo ricercare le vibrazioni del pubblico, che dà esso stesso un'impronta sempre diversa ad ogni esibizione. Il pubblico va provocato, spinto all'eccesso. Non va mai lasciato interdetto. O ti ama alla follia o preferirebbe che tu iniziassi a fare il manovale in qualche ditta abusiva.
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10. Fai un bilancio della tua attività di musicista fino a questo momento.
CARLO: Essendo un gruppo formatosi poco tempo fa (la formazione ufficiale è fresca di un anno), molti obbiettivi, come per esempio l'inizio di una notorietà all'orizzonte, la registrazione di dischi e le molte serate in giro sono stati raggiunti. Non si smette mai di crescere e l'aspetto più bello è che se riesci, puoi trasformare in un lavoro ciò che più ti piace fare!
GABRIELE: Sentirete parlare di noi o come musicisti o come grandi manovali di una ditta abusiva.
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