Ovvero cosa può ancora insegnarci una commedia natalizia
Anche quest’anno avremo occasione di vedere Una Poltrona per Due in tv, grande classico tra i film natalizi la cui trama ha veramente poco a che fare col Natale ma rimane sempre attualissima e piena d’insegnamenti su cui riflettere – sì, anche se sotto le feste si mangia e si beve e l’ultima cosa che si ha voglia di fare è pensare alle cose serie.
La storia la sappiamo più o meno tutti: due magnati della borsa di Philadelphia, i fratelli Duke, assistono a un apparente tentativo di rapina di un senzatetto afroamericano ai danni del giovane e facoltoso direttore della loro filiale. Fanno quindi una scommessa e scambiano di ruolo i due uomini per scoprire quanto l’ambiente sociale può influire sulla natura umana, dando il via alle gag e ai colpi di scena che conosciamo fino all’iconico finale ambientato a Wall Street.
In Una Poltrona per Due ha puntato il dito ancora più a fondo e più in alto: al capitalismo e alla finanza.
In secondo luogo si scaglia contro i magnati e i broker finanziari, colpevoli in primo luogo di giocare con i soldi, e in un certo senso con la vita delle persone a loro piacimento, senza alcun tipo di remore o scrupoli.
Insieme a tutto ciò, grazie allo scambio di ruoli sono loro stessi a mostrarsi come privi di particolari qualità e facilmente sostituibili nel loro mestiere: un barbone di colore – anche in questo film il razzismo insito nella società americana viene sbandierato senza tante cerimonie – sebbene non abbia l’esperienza di un vero broker, riesce comunque a fare questo tipo di lavoro con altrettanta facilità e persino meglio di loro. Non dimentichiamoci inoltre che i fratelli Duke tentano il colpo grosso illegalmente, pagando un sicario che gli procuri dati su prodotti alimentari prima di un’importante compravendita a Wall Street... insomma, come darsi la zappa sui piedi!
L’ultima perla, forse il tocco bittersweet di tutto il film, è il motivo per cui i due ricchi signori decidono di mettere in atto la loro scommessa: Randolph, il più anziano, è convinto della teoria tutta Positivista secondo cui è l’ambiente in cui cresce e vive una persona a plasmarla maggiormente. Di questo ne abbiamo prova tutti i giorni: chi di noi non conosce persone di buon cuore senza particolari titoli di studio, e persone che nonostante lauree e varie esperienze lavorative sono miserevoli? Possiamo dire quel che si vuole, il Fattore C, inteso come Caso ovviamente, ha un ruolo determinante nella vita di ognuno di noi.
Cin cin e tanti auguri!
E non mangiate il salmone come Winthorpe! |
Al di là di tutte queste riflessioni
RispondiEliminaIl cinema https://casacinema.tube/ è un'arte crudele. Ha la capacità di cancellare molto rapidamente il passato.
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