In questi giorni ho il piacere di leggere il saggio di Veronica Triulzi, "Da tenersi sotto chiave". Appassionato da sempre alle vicende storiche, credo che il testo di Veronica meriti assolutamente un plauso in quanto con grande precisione e passione, rivela i segreti della Sacra Sindone, svelando la controversia e il fascino che da secoli la circondano. La sua analisi approfondita e la narrativa avvincente non solo esaminano i contenuti e le difficoltà editoriali di questi testi, ma anche riflettono sulla complessa interazione tra fede, scienza e potere. "Da tenersi sotto chiave" si rivela così un contributo prezioso per chi desidera scoprire storie nascoste e recuperare gioielli letterari dimenticati.
Ci abbiamo scambiato quattro chiacchiere per conoscerla meglio.
Veronica, ci puoi raccontare come è nata la tua passione per la scrittura e cosa ti ha spinto ad iniziare a scrivere un saggio storico?
Scrivo da sempre. Ho utilizzato la scrittura per dare sfogo ai miei pensieri e ai miei dubbi.
Per il saggio, invece, tutto è iniziato nel 2017: Stavo cercando un argomento per la mia tesi triennale, ed ero in crisi perché non lo trovavo. Improvvisamente ho avuto un’idea: da quando avevo quattordici anni, mi interesso di tutto ciò che riguarda l’oggetto Sindone di Torino e mi è venuto in mente di raccontare la storia della letteratura sulla Sindone di Torino dal 1500 fino al 1898. La mia relatrice ha accettato la proposta, e ho cominciato a reperire materiale.
Avevo deciso di strutturare la tesi trattando in ogni capitolo un secolo, limitandomi ai testi storico critici e lasciando da parte l’omiletica. Quando però ho cercato informazioni sui testi settecenteschi, non ho trovato nulla. Sembrava che, a parte qualche predica, sulla Sindone fosse caduto il silenzio.
Mi sono rivolta a un’amica, la dottoressa Ada Grossi, studiosa della Sindone, che mi ha inviato la pagina di un libro sulla storia di Torino in cui, in una nota, era presente il riferimento a due manoscritti di cui fu vietata la pubblicazione: Della Santissima Sindone del Canonico Pier Giacinto Gallizia, scritto nel 1714 e Storia della Santissima Sindone di Torino del canonico Giuseppe Pasini, del 1722, entrambi attualmente conservati nella Biblioteca Reale di Torino.
Dopo aver ottenuto le riproduzioni digitali dei due testi, ho cominciato a leggerli e a cercare informazioni sulla loro storia.
Quando poi è arrivato il momento della tesi magistrale, ho deciso di incentrarla sul fenomeno della censura e sul divieto di pubblicazione che li aveva colpiti, affiancandoli al testo del 1598-99 di Mons. Alfonso Paleotti, Arcivescovo di Bologna Esplicatione del Sacro Lenzuolo che, anche se pubblicato, aveva subito molte vicissitudini tra la prima e la seconda edizione.
Ho poi pensato di rielaborare la tesi e trasformarla in un libro, perché è un argomento che, a quanto mi risulta, non ha mai trattato nessuno e forse può aiutare anche ad avvicinarsi al mistero della Sindone, anche se da una prospettiva insolita.
Quali difficoltà hai incontrato nella realizzazione del tuo libro?
La sfida principale è stata riuscire a ricostruire le vicende editoriali del testo di Pier Giacinto Gallizia, che restano, per la maggior parte, ancora un mistero.
Dal 1714 infatti, sul manoscritto cala il buio fino al 1750, quando viene apposto sulle carte di guardia il monito “Da tenersi sotto chiave”, che è diventato anche il titolo del mio saggio. L’ultima notizia che ne abbiamo è del 1847, quando viene ceduto alla biblioteca Reale di Torino dove, come ho detto sopra, si trova tutt’ora.
Self publishing e case editrici, hai avuto esperienze con entrambe? Come ti sei trovata? Un pregio e un difetto di entrambe.
Con le case editrici non ho ancora avuto modo di collaborare. Questo è il mio primo libro e l’ho pubblicato in self con Youcanprint. Per il self, posso dire che i pregi principali sono la possibilità di avere sotto controllo ogni fase della pubblicazione, collaborando attivamente con grafici, editor e correttori di bozze e il poter correggere in tempo reale i refusi che, per quanto si rilegga il testo, ci sono sempre. Il difetto sta nella mancanza di supporto per la promozione a cui l’autore deve provvedere in autonomia.
Promuovere bene la propria opera sta diventando addirittura più importante di scrivere un bel romanzo?
Spererei di no, e che scrivere bene conti ancora per essere letti. Ma guardando la realtà, il fatto di avere un nome noto sulla copertina aiuta molto, e permette al libro di essere comprato sulla fiducia.
Il rovescio della medaglia è che molti bravissimi autori, che scrivono storie coinvolgenti e ben strutturate, ma che non hanno la possibilità o il modo di farsi un nome con la promozione, restano sconosciuti al grande pubblico. Ed è un vero peccato.
Guardando al futuro, quali progetti hai in cantiere e quali nuovi generi o storie ti piacerebbe esplorare?
Sto provando a scrivere un romanzo storico, vedremo…