lunedì 24 agosto 2015

Michael Marini e i suoi racconti "Instabili"

L'estate 2015 volge al termine.
Lo so è triste, la malinconia è inevitabilmente nell'aria e ci entra dentro. Che vi piacciano i caldi (bollenti, direi) mesi estivi o meno, questa sensazione non potete non provarla.
Ma siete felici, con l'avvicinarsi dell'autunno Livorno Artistica riprenderà a macinare pagine e pagine su questo blog presentandovi nuovi creativi e tenendovi aggiornati su quelli già conosciuti!
Oggi è la volta di un giovane scrittore. 
Micheal Marini ci parla di sé e del suo primo libro, "Instabili".
Seguitelo sulla sua pagina ufficiale (clicca qui) e leggete la sua ascesa al mondo della creatività.

Mi chiamo Michael Marini, sono nato a Livorno nell'agosto del 1992, da padre livornese e madre dominicana. Non mi sono mai mosso da qui, per ora, fatta eccezione per qualche viaggio. In questa città sono cresciuto e mi sono avvicinato, sin dalle elementari, al mondo della letteratura.
Il primo libro più “impegnativo” che ho letto, dopo i vari Capitan Mutanda e libri per bambini in generale, è stato Harry Potter e la pietra filosofale. Oltre al mondo dei libri, alle medie, mi sono tuffato nel circolo della musica, interessandomi soprattutto al mondo del rock e a tutte le sue sfaccettature. 



In piena età adolescenziale e ormonale, forse distratto dallo sport (ho praticato la lotta libera a livello agonistico per una decina di anni, raggiungendo risultati anche a livello nazionale), dalle ragazze e da una scuola che poco ci combinava (mi sono diplomato all'ITI Galileo Galilei come perito elettrotecnico), mi sono un po' distaccato da quegli interessi, mettendo da parte temporaneamente la mia sensibilità artistica.

È esattamente nell'estate dell'anno dopo la maturità che la mia avventura inizia. In quel periodo non ero proprio il fior fiore dell'allegria. Non riuscivo a trovare un lavoro ed ero da poco uscito da una relazione di due anni. Ero incazzato con il mondo, con la società, non capivo cosa avevo di meno degli altri e perché ero così malinconico. Insomma, iniziai, per la prima volta, a pensare seriamente alla vita da un punto di vista più grande, quasi universale. Molte domande mi sorsero spontanee nella testa: Perché esistiamo? Perché dovrei vivere come un cane mentre altri se la spassano? Che giustizia è mai questa? Le classiche domande pseudo esistenziali.


Poco dopo trovai un lavoro infernale in una fabbrica, come operaio in catena di montaggio. Una tragedia umana quel posto. Lavoravo con il mio caro amico Luca, che una sera mi consigliò di leggere Storie di ordinaria follia di Charles Bukowski. Inizialmente fui titubante, pensai: “Figurati se mi metto a leggere un libro dopo così tanto tempo, soprattutto di uno che viene sfruttato dalla gente per prendere qualche manciata di mi piace su Facebook”. 


Mi dovetti ricredere: trovai in quel libro di racconti volgari, violenti e anticonformisti, una fortissima analogia con tutto ciò che mi affliggeva in quel periodo. Mi ritrovai nel modo di affrontare e concepire l'amore, la vita, il lavoro e le persone da parte dell'autore. Successivamente lessi altri suoi libri e li trovai fantastici. Il mio stile sarà influenzato tantissimo dal vecchio Hank.

I libri tornarono nuovamente nella mia realtà quotidiana, seguiti dall'esplorazione musicale. Il lavoro mi distruggeva, ma trovavo consolazione nelle opere di Hemingway, Palahniuk, Doyle, Welsh, Céline e molti altri.



Dopo non molto tempo sento che anche io ho qualcosa da dire. Tutti quei problemi, quei pensieri e quelle domande devono trovare libero sfogo, dato che non sono mai stato un tipo che parla dei propri problemi agli amici. Così, in un pomeriggio stranamente piovoso di giugno, mi metto a scrivere il mio primo racconto, in modo impulsivo, senza pensarci troppo, le parole scorrono sullo schermo del portatile. E da lì non ho smesso più.

Inizialmente scrivevo solo racconti, che la maggior parte delle volte raccontavano di giovani con afflitti dalla vita e dalla società. Ho sempre prediletto la narrativa non di genere, dato che mi incuriosisce il comportamento umano dinanzi alle diverse situazioni e le storie di vita, anche se inventate.

Tuttavia, non facevo altro che leggere e scrivere, scrivere e leggere. Mi accorgevo da solo che più scrivevo e più miglioravo la mia tecnica. Dopo non troppo tempo arrivarono le poesie, ne rimasi affascinato. Posso dire di tutto con la poesia. Posso parlare di donne, amore, alcol, odio, ipocrisia e tutto quello che c'è a questo mondo. Penso che sia uno dei metodi comunicativi più potenti mai realizzati dall'uomo.



Nel settembre del 2014 inviai un racconto lungo alla Echos Edizioni, una piccola casa editrice indipendente di Giaveno, in provincia di Torino. Circa due mesi dopo, appena tornato dal lavoro come manutentore tirocinante in un'azienda in zona Picchianti, controllai la mail e vidi che avevo ricevuto una risposta. Era il signor Sergio Calzone, al tempo editor della casa editrice, che mi comunicava che il racconto gli era piaciuto e lo aveva trovato interessante, ma che non era abbastanza lungo per una pubblicazione singola e che se fosse stato accompagnato da altri due racconti simili in stile, lunghezza e argomento, potevamo lavorare alla pubblicazione di una trilogia di racconti. 

Ovviamente acconsentii e, forse perché eccitato ed entusiasta, un impulso creativo mi investì e scrissi i racconti che completarono il libro in nemmeno una settimana. Dopodiché inviai il tutto alla casa editrice e aspettai fino a gennaio del 2015, quando firmai un contratto di tre anni con essa. Fu così che si arrivò all'uscita del mio primo libro, "Instabili" a maggio, (acquistalo su Amazon - clicca qui) raccolta che comprende tre storie di giovani ragazzi, delle loro difficoltà nel vivere nella società odierna e dei problemi che la vita li ha portati ad affrontare.



Ovviamente non mi sono fermato lì, anzi, questa pubblicazione mi ha ancor di più stimolato. Infatti ho inviato, prima dell'uscita del libro, in visione a diverse case editrici, una raccolta di poesie. Se riuscissi a pubblicarla, mi piacerebbe anche fare dei reading di poesia un giorno o l'altro. Inoltre ho da poco finito di scrivere, e inviato in visione anche questo, il mio primo romanzo.

Durante l'attesa snervante del destino delle mie opere, continuo a scrivere racconti e tante poesie. La cosa bella è che per ora tutto esce da solo, come un miracolo divino, non ho bisogno di sforzarmi o concentrarmi eccessivamente; il meglio di me di solito lo do dopo serate abbastanza movimentate. Progetti precisi non ne ho. 

Come già detto, continuerò a scrivere senza peli sulla lingua di tutto quel che mi aggrada e che mi fa vomitare, cercando di dare un senso alla vita, di scoprire un modo per sopravvivere ad essa e di sensibilizzare il lettore su certi argomenti (per esempio nel romanzo di cui ho parlato prima c'è una forte denuncia sul mondo dello spettacolo e dei media). Sempre con la speranza che un giorno possa vivere di questa magica passione che mi arde nel bel mezzo del petto.



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