venerdì 2 gennaio 2015

Essere Cosplayer - Lorenzo Lazio


Grazie ad un progetto al  quale Livorno Artistica sta partecipando (rimaniamo sul vago, giusto per scaramanzia, ma è qualcosa di cui spero presto riusciremo a parlarvi...) ho conosciuto veramente tanti bravissimi Cosplayer labronici che si mettono in gioco usando la loro creatività e passione.
Penso sia arrivato il momento di dare spazio anche a questa forma di creatività, per certi versi anche molto intima, con una rubrica che scandaglia questo mondo dove per un certo lasso di tempo si è... qualcun'altro.
Cominciamo quindi "Essere Cosplayer" con Lorenzo Lazio, (che gentilmente ha scritto anche una breve descrizione del CosPlay)

Salve, mi chiamo Lorenzo Lazio e mi piace definirmi un "Cosplayer per passione". Per chi ancora non conoscesse il mondo del cosplay, mi riservo di dare una veloce introduzione su quello che, indiscutibilmente, è il fenomeno più attivo e amato nell'ambito delle fiere fumettistiche (e non solo) negli ultimi anni. 


Il termine CosPlay è l'unione delle parole inglesi Costume e Play, che descrivono il desiderio di dare vita al proprio personaggio preferito ed esserlo anche solo per un fine settimana all’anno, sia esso appartenente al mondo della cinematografia, dei videogiochi o del più tradizionale mondo dei manga e degli anime.
Per la maggior parte delle persone l'essere cosplayer è visto come un semplice hobby per gente con
"grande disponibilità di tempo e soldi" e niente di più, una cosa quasi infantile, se non da sfigati!



Tuttavia, mai come negli ultimi anni, questo fenomeno ha rivelato un diverso significato, arrivando addirittura a essere, di fatto, un lavoro per molte persone (soprattutto in Giappone, dove è nato, ma anche in Occidente). La mia esperienza da cosplayer ha inizio nel 2010, quando, incuriosito dalla "gente in maschera" che popolava la fiera del fumetto più importante in ambito nazionale, il Lucca Comics and Games,
nacque in me la voglia di far parte di questo mondo fantastico, incorrendo purtroppo nell'errore più classico dei neofiti: il comprare costumi già pronti in negozi "specializzati". 

Ho detto che è l'errore più comune (e forse più grave) non tanto per il fatto che, spesso, tali negozi fanno strapagare i costumi (solitamente offrendo una qualità pessima) sfruttando questa moda dilagante, ma piuttosto perché la soddisfazione del cosplayer sta nel creare, il più verosimilmente e dettagliatamente possibile, il costume del proprio personaggio preferito contando esclusivamente (o quasi) sulle proprie capacità e forze; di fatto è vero che “chi dispone di molto denaro non ha bisogno di particolari capacità”, ma non è detto che arrivi a risultati eccelsi! Ci vogliono soprattutto passione, precisione e impegno, tutte cose che non possono essere comprate.

Infatti, essere un cosplayer è diverso dall'essere in maschera, ad esempio a una festa, perché non ci si limita a travestirsi, ma si interpreta un ruolo, anche diametralmente opposto al nostro stesso carattere, riuscendo a tirare fuori la parte di noi stessi che spesso viene soffocata dalla cruda vita reale; detto questo, non è tutto rose e fiori come sembra, infatti, se si vuole fare un cosplay degno di questo nome, è necessario un notevole impiego di risorse monetarie, temporali e di tanta, tanta pazienza!

A dimostrazione di ciò vi è il fatto che in questi ultimi tre anni mi sia concentrato su un solo cosplay (che è tuttora in lavorazione e in continuo miglioramento) ma che mi ha dato molte soddisfazioni, soprattutto in quest’ultimo anno; infatti, non c’è cosa più bella per un cosplayer di quando le persone rimangono sbalordite dal tuo lavoro, arrivando in certi casi a chiederti anche l’autografo, pur essendo io una persona qualunque che vive semplicemente la propria passione.




Il cosplay da me interpretato è Ezio Auditore dal videogioco Assassin’s Creed – Brotherhood, che ho scelto in quanto è il mio personaggio preferito della saga, che ho sempre seguito, sin dal 2007 quando uscì il primo capitolo.

In conclusione, questa crescente moda sta portando sempre più persone a cimentarsi in questo hobby, spesso con motivazioni diverse, quali: il voler vincere le competizioni, il voler uscire dall’anonimato, il cercare un’interazione sociale con persone aventi gli stessi interessi.. e poi c’è a chi non importa di vincere i trofei, di fare nuove amicizie o di farsi notare, ma che lo fa perché, anche solo per pochi giorni, può sentirsi parte delle proprie passioni, riuscendo spesso a strappare un sorriso a chi gli sta vicino; chi, insomma lo fa per passione.

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