Per la rubrica, a cadenza imprevedibile, "Essere Cosplayer", oggi abbiamo il piacere di parlarvi di Sara Montagnani, nota come "Raven".
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"Ricordo benissimo la prima volta che partecipai ad una fiera del fumetto. Sono passati otto anni, sembra un'eternità, ma nella mia mente è un ricodo molto vivido, quasi fosse accaduto solo ieri. Avevo sedici anni e mi presentai a "Lucca Comics & Games" in abiti civili, poiché non avevo la minima idea di che cosa significasse la parola "Cosplay".
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"Ricordo benissimo la prima volta che partecipai ad una fiera del fumetto. Sono passati otto anni, sembra un'eternità, ma nella mia mente è un ricodo molto vivido, quasi fosse accaduto solo ieri. Avevo sedici anni e mi presentai a "Lucca Comics & Games" in abiti civili, poiché non avevo la minima idea di che cosa significasse la parola "Cosplay".
Oh, non ne avevo idea, no, ma rimasi immediatamente
incantata dai costumi che vidi e mi resi conto che quei cosplayer, sebbene
potessero piacere o meno, erano veri e propri artisti.
Fino a quel momento erano stati altri i tipi di arte a cui mi ero interessata: la scrittura, il teatro, il fumetto, il cinema, la musica e... the last but not the least... l'arte videoludica.
In effetti, è forse la prima ad avermi appassionata, sin da quando ero solo una bambina e giocavo a Tetris con il Gameboy (non il color, ma il "mattone" a quattro colori) e a Super Mario con il Nintendo 64. Bene, chiudiamo questa parentesi e torniamo a quel fatidico novembre del 2007.
Fino a quel momento erano stati altri i tipi di arte a cui mi ero interessata: la scrittura, il teatro, il fumetto, il cinema, la musica e... the last but not the least... l'arte videoludica.
In effetti, è forse la prima ad avermi appassionata, sin da quando ero solo una bambina e giocavo a Tetris con il Gameboy (non il color, ma il "mattone" a quattro colori) e a Super Mario con il Nintendo 64. Bene, chiudiamo questa parentesi e torniamo a quel fatidico novembre del 2007.
Quando tornai a casa dalla fiera iniziai a chiedermi se
sarei mai stata capace di indossare un costume e trasformarmi nei personaggi
che più amavo. La prima risposta fu "assolutamente no". Ero timida al
limite dell'imbarazzante e poi non sapevo cucire, non sapevo come realizzare
accessori, dove trovare i materiali... insomma, non sapevo da dove cominciare.
Passò molto tempo prima di riuscire a convincere il mio "io" più
cocciuto ed introverso a provarci. Iniziai, dunque, con costumi già fatti, ma
sentivo che mancava qualcosa: quel tocco personale che ogni artista - quale che
sia la sua arte - dovrebbe infondere nelle proprie opere. Decisi dunque di
farmi aiutare da una sarta, portandole dei modelli sui quali basarsi in modo
che il costume non fosse solo coerente con il personaggio ma che rispecchiasse
anche la mia personalità. Ancora una volta, non ero io a realizzare i costumi,
ma era comunque un bel passo avanti per me.
Purtroppo, arrivò il momento in cui, sommersa dallo studio,
mi vidi costretta a mettere da parte questa ed altre passioni. Solo molto
recentemente ho ricominciato e pian piano sto imparando a realizzare costumi ed
accessori per i miei Cosplay con le mie mani. Sono perfettamente consapevole di
avere ancora molto da imparare - perché di imparare non si smette mai - ma ogni
volta che riesco a realizzare anche solo un piccolo accessorio mi sento
soddisfatta. Ed è una bella sensazione. Quella del Cosplay è un'arte molto
varia.
Non si tratta solo di indossare un costume ed "atteggiarsi"
come il personaggio che si vuole rappresentare. Tutto ciò che viene prima, la
realizzazione, il timore che il risultato non sarà assolutamente come lo avevi
immaginato inizialmente, l'immensa soddisfazione anche nelle cose che sembrano
insignificanti... tutto questo è Cosplay. Ed ogni volta che indosso un costume
a cui ho lavorato mi sento felice e realizzata.
Non pretendo che ciò che faccio piaccia a tutti, anche perché lo faccio soprattutto per me stessa. Come ho già accennato, sono sempre stata una ragazza abbastanza introversa ma, quando indosso i miei costumi e le mie maschere, mi sento come se potessi "spaccare il mondo". Mi sembra quasi di tornare bambina, restando però adulta. Mi sento forte, come la super-eroina che ogni bambina vorrebbe segretamente essere. Sì, perché io ho un debole per i super-eroi, anche se spesso e volentieri preferisco i villains.
Il mio nome da cosplayer è Raven, come Raven Darkhölme, aka Mystique. Ho sempre adorato questo personaggio, fin da prima dei film sugli X-Men. Non è un caso infatti che mi sia cimentata nel realizzare il Cosplay della Mystica con l'abito bianco, come la si vede nei fumetti. Un'altra villain che adoro è Poison Ivy e alla fiera di Novegro la porterò come si vede in Arkham Asylum (primo titolo della serie di videogiochi "Batman:Arkham"). Credo di aver blaterato abbastanza, quindi la finisco qui e vi lascio con un consiglio rivolto a chiunque sia interessato a cimentarsi in questa arte: il Cosplay deve essere una passione positiva che deve farvi stare bene e deve portarvi a conoscere persone con la vostra stessa passione.
Un po' di competizione va bene, ma non
vogliate male al prossimo. Il Cosplay è un'arte che dovrebbe avvicinare coloro
che la praticano e invece spesso emergono invidia e rancore. Fatelo per voi
stessi e usate le critiche per migliorarvi. Sì, fatelo per voi stessi, perché è
divertente, perché è catartico, un po' come il teatro. Beh, qui vi saluto.
Spero di incontrarvi alle varie fiere!
Sayonara a tutti!"
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