Foto Ass. fotografica "Il Salmastro" |
N.B. Prima di cominciare, ti avvisiamo che ogni intervista di Livorno Acoustics è suddivisa in due parti. La metà che leggerai qui di seguito approfondisce il processo creativo del cantautore, mentre l'altra metà che potrai leggere su Occhio Livorno è incentrata sugli aspetti legati al suo rapporto con le istituzioni e con la professione di artista
1. Cosa significa per te essere un creativo?
Significa poter raccontare quello che ho dentro e quello che vedo dando una mia interpretazione,. Significa rendere partecipe gli altri delle mie emozioni e serve anche da specchio: ogni volta che crei una canzone ci metti le tue idee, il tuo sentire e quando la rileggi, rileggi te stesso.
Io comunque, personalmente, non mi sono mai sentito artista, semmai artigiano.
2. Cosa ti ha spinto a scrivere canzoni di tuo pugno, piuttosto che interpretare canzoni di altri artisti?
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Ho capito solo dopo, crescendo, che anche interpretare un brano non scritto da me vuol dire farlo mio, metterci il cuore fino ad arrivare quasi a riscriverlo con la voce.
3. Qual'è il tuo approccio alla composizione musicale?
La musica mi nasce dentro e tutte le volte è un miracolo. Prima, da ragazzo, passavo giornate intere con la chitarra per trovare l’accordo giusto o la melodia. Ora invece devo lasciare la chitarra un po’ da sola prima di iniziare a comporre. Devo anche dire che negli anni ho avuto accanto musicisti di grande valore che mi hanno fatto l’onore di scrivere musiche per i miei testi. Ho iniziato a collaborare quindici anni fa con Niko del BiG WAVE STUDIO e con Simone “Tinto” Belli. Con loro ho scritto due dischi degli Strani elementi “UOMO” e “NUVOLE PER ADESSO”. Con loro ho scritto le due canzoni che amo di più: “Vivo di rock”, con cui abbiamo vinto il premio Rino Gaetano, e “Un discorso mai fatto” e con loro continuo a collaborare e a scrivere.
Poi da poco ho iniziato a collaborare con Alessandro Cucinotti, che suona con me negli Odissea. Essendo un pianista, ha allargato ancora di più la gamma di musiche su cui poter giocare con le mie parole. Avendo però suonato sempre con bravissimi musicisti gli arrangiamenti hanno sempre portato una firma collettiva, che e’ il vantaggio di lavorare in gruppo. La sperimentazione ti deve nascere dall’esperienza. Non si sperimenta solo per voler essere “diverso dalla massa”, si sperimenta per cercare di crescere interiormente.
4. Qual'è invece il tuo metodo per la scrittura dei testi?
Generalmente mi vengono in mente alcune frasi che per qualche giorno lascio “fermentare”, cercando con la mente di percepire sensazioni che mi leghino a quella frase. Poi butto giù un testo, che aggiusto una volta che la musica è pronta. Alla fine però non faccio mai più di un paio di stesure perché credo che un testo debba essere una fotografia e quindi non lo voglio ritoccare per non renderlo meno credibile.
Mi sono accorto nel crescere che non ci sono temi ricorrenti nelle mie canzoni. Però ci sono ambientazioni, modi di essere, contorni che tornano più volte, come la nebbia, il freddo, il pensare.
Ecco, forse la cosa che accomuna le mie canzoni è che non parlano di cose tangibili ma di sensazioni, di attimi vissuti. Perfino nelle poche canzoni d’amore che ho scritto non si parla di storie d’amore ma di sensazioni, di sapori.
Da poco sto scrivendo anche per un'interprete (Mirella Mura). Non avevo mai scritto per una donna e la cosa è bellissima perché ho dovuto cambiare il mio modo di comporre. Ho iniziato cercando di scoprire la persona che avrebbe dovuto cantare i miei testi e l’ho scomposta analizzata e studiata.
5. Qual'è la tua canzone di cui sei più soddisfatto? Ce la racconti?
La canzone che amo di più è indubbiamente ”Vivo di Rock”.
Racconta un po’ quello che ho visto passare nella mia vita. Mi sono immaginato di essere affacciato al finestrino di un treno e veder passare la mia vita. In fin dei conti la musica mi ha salvato da brutte strade e dalla depressione e vivere di rock, per me, è sempre una stella polare nella mia vita.
L’ho scritta nel 2002, una sera d’inverno con gli Strani Elementi. Non riuscivamo a trovare date per esibirsi perché facevamo solo musica nostra, eravamo giù, depressi. Io pensai “cavoli io ho la mia band, i miei amici, canto e scrivo. Finché canto e scrivo sono vivo!” e in cinque minuti scrissi il testo. Simone Belli ci cucì una musica da urlo ed ecco che nacque “vivo di rock”. Con questa canzone ho avuto la più grande soddisfazione della mia vita, alla fine di un concerto un signore mi si avvicina e mi chiede “sei tu che hai scritto Vivo di Rock?”, poi mi abbraccia e mi dice “grazie il protagonista della canzone sono io, ho sofferto e sono ancora vivo”. E’ la soddisfazione più grande che un autore può avere: scrivere e sapere che qualcuno ha provato le tue stesse sensazioni. Sento molto mia anche “Odissea di parole” perché con questa canzone (che è l’ultima che ho scritto) ho iniziato a collaborare con Alessandro Cucinotti.
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6. Com'è suonare in una band?
Con gli Strani elementi suono da 15 anni ed è come essere marito e moglie. Si litiga, ci scappa il vaffa ma alla base c’è il fatto di condividere una vita insieme. Sono entrato invece a far parte degli Odissea, un anno fa...che dire? Ho trovato un gruppo di amici meravigliosi che ogni giorno mi fanno crescere come musicista e come persona. Io credo di essere stato molto fortunato e di non aver mai dovuto litigare più di tanto. Ovvio che le decisioni si prendono insieme cercando di unire le necessità di ognuno, sempre nel rispetto reciproco. La cosa più bella però e’ il tour.
Penso di non aver mai riso così tanto in vita mia, se non girando la toscana e l’Italia per le date dei concerti.
7. Come avviene il processo di arrangiamento di un brano?
L’arrangiamento di un brano, quando suoni con una band è fatto da tutti. Tutti collaborano alla stesura. Anche in questo sono stato fortunato, perché ho collaborato con grandi musicisti e arrangiatori come Stefano Brondi, Claudio Fabiani, Riccardo Della Ragione e ultimamente con un bravissimo chitarrista come Fabrizio Masoni, che mi ha insegnato quanto sia importante con l’arrangiamento fare cose semplici.
8. Quanto peso dai a fattori come il nome della band e la sua immagine?
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9. Come affronti le esibizioni live?
I live, per me, sono la parte fondamentale della musica. Voglio dialogare con il pubblico, spiegare quello che sto facendo, scherzare, giocare con i miei musicisti e divertirmi nel raccontare le mie cose.
I live sono curativi. Li uso per raccontare le cose della mia vita, mi piace far ridere, far piangere, far ballare e mi piace che la gente mi ascolti e giudichi quello che ho da dire. Salire sul palco vuol dire sempre raccontare delle storie e coinvolgere le persone in una sorta di viaggio. Dal vivo mi piace comunque saltare, correre, ballare e divertirmi, perché sono convinto che, se ti diverti, la gente si diverte.
10. Fai un bilancio della tua attività di musicista fino a questo momento.
Il bilancio è positivo. A 41 anni ho vinto alcuni premi, qualcuno canta le mie canzoni e ho anche firmato qualche autografo, ma la cosa più importante è che sto scoprendo mondi musicali nuovi, musicisti nuovi e modi di scrivere ed interpretare la musica diversi da quelli che conoscevo.
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