lunedì 8 giugno 2015

LIVORNO ACOUSTICS - Luca Guidi

Foto Ass. fotografica "Il Salmastro"
Cosa succede quando uno dei migliori chitarristi della città decide di mettersi a scrivere canzoni? Succede che vengono scritte piccole perle di cantautorato, come quelle che Luca Guidi ci ha fatto ascoltare alla serata Livorno Acoustics Night Live e nel video girato davanti al teatrino di Villa Mimbelli. In questa intervista approfondiamo la conoscenza di un musicista di grande esperienza, che ha collaborato con artisti di grande spessore e che si è rivelato essere anche un cantautore originale e intelligente. Non perdetevi il video della sua "Partita Iva", in fondo all'intervista!





N.B. Prima di cominciare, ti avvisiamo che ogni intervista di Livorno Acoustics è suddivisa in due parti. La metà che leggerai qui di seguito approfondisce il processo creativo del cantautorementre l'altra metà che potrai leggere su Occhio Livorno è incentrata sugli aspetti legati al suo rapporto con le istituzioni e con la professione di artista 

1. Cosa significa per te essere un creativo? 
Per me è una specie di disturbo della personalità. Quel disturbo che fa si per esempio che quando ti trovi in un luogo affascinante, che ti comunica un significato, una suggestione, una qualsiasi estremizzazione del tuo stato d'animo, invece di vivere la contingenza di quel luogo e di quel momento ti trovi intento a riprodurlo con una macchina fotografica, un pennello o delle frasi.


Foto Ass. fotografica "Il Salmastro"
2. Cosa ti ha spinto a scrivere canzoni di tuo pugno, piuttosto che interpretare canzoni di altri artisti? 
In realtà l'ho sempre fatto senza pormi la questione. Quando mio padre mi insegno i miei primi tre accordi, nelle ore successive ho modificato le posizioni e utilizzando questi accordi “nuovi” ho scritto qualcosa che nella mia testa era una canzone. Per me scrivere è sempre stato il gesto più naturale, come bambino che si diverte prima, come musicista poi.


3. Qual'è il tuo approccio alla composizione musicale? 
Non ho una risposta. Non ho un approccio unico. Mi capita di partire dal testo come dalla melodia come dagli accordi. Nel tempo ho imparato a far sedimentare il materiale, quindi mi capita di terminare canzoni che hanno la musica 2 anni più vecchia rispetto al testo o viceversa. Non ritengo finita la canzone sino a che non mi convince del tutto. Una volta ho applicato su un vecchio giro d'accordi un testo nuovo e ho intitolato questa canzone “Come Un Film di Bresson”. Non mi convinceva. Ho scritto dei giri di accordi nuovi e li ho sostituiti ai precedenti. Non ero ancora soddisfatto. Ho scritto un testo nuovo. Ho intitolato la nuova canzone “Neanche Un Minuto”. A questo punto cambiando il ritmo tutto è andato al posto giusto.

Foto Ass. fotografica "Il Salmastro"
4. Qual'è invece il tuo metodo per la scrittura dei testi? 
Scrivo subito quello che mi viene in mente, poi passo un sacco di tempo a sostituire quello che non mi piace con idee migliori. Quando ne ho la possibilità preferisco collaborare con altre persone, questo mi garantisce di non chiudermi troppo dentro i miei meccanismi mentali. Molti dei miei testi sono stati scritti con la collaborazione di Giulia Marchionne, che fin dai tempi dei Betta Blues Society ha apportato ed inserito il suo universo personale nei miei lavori.
In generale preferisco che le mie canzoni ritraggano personaggi umani, e umanamente deboli, limitati, imperfetti e sconclusionati. Cerco di evitare quella tipologia di prima persona ideale, pienamente consapevole del proprio messaggio. Credo sia troppo facile usare una canzone per imporre un punto di vista unilaterale, lo trovo poco interessante.
Foto Ass. fotografica "Il Salmastro"

5. Qual'è la tua canzone di cui sei più soddisfatto? Ce la racconti? 
Ogni giorno ti darei una risposta diversa. La mia risposta di oggi è “Luna” una canzone molto semplice, che racconta la difficoltà nel trovarsi, la voglia di andarsi a cercare lontano da quello che si conosce già.


6. Com'è suonare in una band? 
Suonare in una band è una grande risorsa. Ogni musicista porta con se il proprio universo musicale ed il proprio vissuto. Solitamente quando lavoro un pezzo con la band ho già chiara in mente l'idea generale del risultato, il tipo di sound che voglio trovare. In ogni caso cerco sempre di lasciare che gli altri trovino il loro modo di raggiungere l'obbiettivo. In generale in fase di arrangiamento cerco di parlare il meno possibile, mi fido molto dei musicisti con cui lavoro e so che se non li condiziono troppo possono apportare al materiale un plus valore estremamente significativo. A proposito, sto parlando di Lorenzo Marianelli alla chitarra elettrica, Fabrizio Balest al contrabbasso e Marco di Lupo alla Batteria.
Foto Ass. fotografica "Il Salmastro"

7. Come avviene il processo di arrangiamento di un brano? 

La prima fase avviene nell'intimità di casa mia. L'invenzione degli smartphone mi ha cambiato la vita. In poche mosse posso registrare dei provini credibili da portare alla mia band. Dopo di che alle prove cerchiamo il “sound”. Facciamo dei nomi di altri artisti o di altre canzoni durante il lavoro, ma più per identificare piccoli particolari dell'arrangiamento. Quando una canzone si avvicina troppo a qualcosa che abbiamo già sentito cerchiamo di cambiar direzione.


8. Quanto peso dai a fattori come il nome della band e la sua immagine? 
Ho imparato che questi aspetti sono molto importanti, ciò nonostante non me la sentirei mai di dire ad un componente della band come vestirsi. Alla fine un bravo musicista riesce sempre a trovare il modo di essere interessante sul palco. L'umanità di chi si mette in gioco ha grandi motivi di interesse.



9. Come affronti le esibizioni live? 
Foto Ass. fotografica "Il Salmastro"
Il pubblico da le risposte più chiare alle domande che un musicista si pone riguardo la qualità del proprio prodotto. Il pubblico non può che essere il principale referente di un musicista e il live è il mezzo attraverso cui musicista e pubblico comunicano. Mentre preparo il concerto cerco di tenere presente a chi mi sto rivolgendo e lavoro per rendere ogni passaggio dello spettacolo interessante, cerco però di non irrigidire troppo la sequenza degli eventi. Mi sono reso conto di quanto una battuta che nata con spontaneità ha funzionato benissimo in passato, non necessariamente avrà la stessa efficacia una volta “cristallizzata”. Cerco insomma in tutti gli aspetti, non solo in quello musicale, di mantenere un margine di libertà e di improvvisazione.


10.  Fai un bilancio della tua attività di musicista fino a questo momento. 
La mia attività di musicista sino ad oggi è stata soprattutto divertente. Non conosco giocattolo più divertente di una chitarra, parco giochi più divertente di un palco. L'incontro con persone che condividono con me questa passione, ognuna con il suo carisma, la sua identità, il suo modo unico ed inimitabile di intendere la musica è un aspetto impagabile.
Durante questo arco di tempo ho imparato quanto sia importante prendersi in prima persona la responsabilità di portare avanti lavori e canzoni in cui si crede davvero. Istintivamente si cerca sempre un appoggio da parte di altri musicisti, persone che stimiamo. E' giusto, va benissimo, ma le scelte definitive vanno prese in prima persona.

















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