Oggi abbiamo il piacere di pubblicare la nostra mini intervista con Gianluca Palazzolo, fotograto, disegnatore e creativo in generale, fresco vincitore del concorso per giovani artisti "SIAMO LI". (Visitate il sito di Gianluca - clicca qui)
foto di Silvia Gelli |
Cosa significa essere un creativo?
Penso che esistano tantissime forme di creatività, e delle più disparate, anche in settori che non collegheremmo all'arte in sé. Dal mio punto di vista, e secondo la mia modestissima e limitata opinione, essere creativo significa avere, o cercare, un modo diverso di vedere, sentire, percepire tutto ciò che ci circonda. Non è tanto una questione di “entrare più a fondo”, ma proprio un atteggiamento diverso, come vedere colori leggermente diversi, una specie di istinto. Tutto sta poi nel riuscire ad incanalare questo atteggiamento in qualcosa che possono vedere, sentire, comprendere anche gli altri. Penso che la creatività sia nel riuscire a far capire agli altri il modo in cui tu vedi il mondo.
Parlaci di come è nata la tua passione per la fotografia e della foto che ti ha fatto vincere il primo premio del concorso per giovani artisti SIAMO LI.
Sono sempre stato attirato dall'arte, fin da quando, credo, ho imparato ad impugnare un pennarello. Infatti nasco disegnatore. Con il passare degli anni ho sempre allenato questa mia attitudine, facendomi accompagnare da essa durante gli studi, che però non hanno mai avuto indirizzi artistici. Ho un diploma di liceo scientifico e una laurea in lettere moderne. Con il passare del tempo ho cercato di espandere i miei interessi artistici, cercando diversi modi di esprimermi. La fotografia è cominciata per caso, con un interesse che è nato alla fine del liceo, quando sbirciavo i volumi di fotografia della mia compagna di banco che stava seguendo un corso. Come regalo di diploma mi sono comprato una reflex (allora il digitale era ancora di nicchia) e da allora ho portato avanti la passione. Amo scattare foto di scena durante spettacoli teatrali, per cui mi avvalgo del digitale, ma quando voglio divertirmi davvero, o rilassarmi, prendo una delle mie vecchie macchine a pellicola e vado a fare una passeggiata. Per quanto il digitale sia comodo, non riesco ad averci il rapporto più “amichevole” che invece ho con l'analogico.
La fotografia Rattigan Glumphoboo, che mi ha permesso di vincere il concorso Siamo LI, è infatti in analogico, con una macchina molto vecchia a cui sono particolarmente affezionato. Faceva parte di un progetto legato al romanzo Orlando di Virginia Woolf, e questa foto in particolare doveva rappresentare il rapporto tra la protagonista e il marito Marmaduke Bonthrop Shelmerdine, un marinaio sognatore che spariva sempre in cerca di avventure. Volevo rappresentare appunto il viaggio, ma anche la solitudine, il sogno, il desiderio di avventura, e ho cercato di farlo nel modo più semplice possibile: riducendo l'imbarcazione ad una barchetta di carta, che sembra partecipare con il marinaio al sogno, al desiderio. La terrazza Mascagni e un cielo malinconico hanno contribuito all'atmosfera.
la foto vincitrice del concorso SIAMO LI |
E' una foto che mi piace, l'ho sentita nel momento in cui scattavo, come mi capita di rado, perché sembra racchiudere in sé qualcosa di più rispetto ad una foto che è solo “scattata bene”. E' quel tipo di profondità che cerco nei miei lavori, a discapito spesso della precisione tecnica, che quando è fine a se stessa rischia di essere sterile.
Quali progetti hai in mente, e quali sono quelli che sogni di realizzare, prima o poi?
Attualmente mi so applicando di nuovo nel disegno. Il 28 Luglio, in un locale di prossima apertura in Piazza Mazzini chiamato Pane e Tulipani2, esporrò alcuni disegni di un progetto che mi ha tenuto impegnato per più di un anno (tutti invitati, ovviamente!). Poi non so, ho un sacco di progetti in mente, sia di disegno che di fotografia, ma per questi ultimi ho bisogno di modelli (anzi, lancio un appello!).
Per quanto riguarda i sogni per il futuro, il maggior desiderio sarebbe quello di poter vivere facendo arte. Che è un po' quello che provo a fare adesso, essendo disoccupato, ma purtroppo non è la stessa cosa. Mi piacerebbe avere uno studio, da poter anche condividere con chi ha bisogno, per avviare anche collaborazioni e condivisioni.
la locandina della mostra del 28 luglio |
Perché Livorno è Artistica?
Boh, forse c'è qualcosa nel libeccio!
Cosa manca a Livorno per essere consapevole della propria ricchezza artistica e creativa?
Livorno ha un atteggiamento strano nei confronti della propria arte e dei propri artisti. E' come un lago piccolo pieno di pesci grossi. Il problema è che tutti questi pesci si accontentano di essere grossi nel loro piccolo lago, e non hanno voglia di confrontarsi con il mare. Questo comportamento comune porta inoltre a snobbare chi invece prova ad uscire, a portare la propria arte nel mondo.
C'è bisogno di una maggiore apertura e di un continuo confronto. Non puoi sperare di essere un vero artista se non guardi continuamente cosa fanno gli altri, se non impari da loro, se non ti confronti, se non collabori. Sia all'interno della città, con tutte le sue realtà artistiche, interessanti ma circoscritte e poco inclini all'apertura, sia tra la città e il resto del mondo, c'è bisogno di un continuo interscambio di idee, se si vuole diventare veramente una città artistica, e non solo una città che “lo fa per hobby”.
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