sabato 26 luglio 2014

Chiedilo a un creativo: Monica Peccolo

Questa volta per Chiedilo a un creativo abbiamo fatto una chiacchierata con la scrittrice e amica Monica Peccolo (visita la sua pagina sul nostro sito - clicca qui)

Cosa significa essere un creativo?
Vivere con i piedi per terra e la testa in mezzo alle nuvole, nei momenti che puoi permetterti di farlo.



Scrittori si nasce o si diventa? Parlaci della tua passione per la scrittura.


Penso entrambe le cose. La scintilla o il talento, come lo vuoi chiamare, in qualunque campo artistico viene da una passione: la lettura, la musica, la forma artistica verso la quale una persona si sente più portata. Questa da sola non basta, se non in casi davvero eccezionali, deve essere accompagnata da uno studio, un perfezionamento continuo, un allenamento


costante.

Se si vuole fare dell’arte una professione, bisogna “lavorare”: ogni musicista si allena sullo strumento diverse ore al giorno, un ballerino lo fa con il suo corpo. Lo stesso vale per la scrittura.

Una passione nasce spesso per gioco, si trasforma in un passatempo e poi ti conquista del tutto fino a diventare quella cosa a cui dedichi il tuo tempo libero o buona parte di esso. Per me è avvenuto in modo graduale ma sempre più incisivo. Scrivere è un po’ come leggere. È viaggiare con la mente, vivere la vita di altre persone e anche andare dentro se stessi, più o meno in modo leggero, a seconda di cosa si scrive.

Per quanto mi riguarda è un amore nato molto tempo fa, rimasto in letargo e risvegliato in modo forte negli ultimi anni.


Quali sono i romanzi che ti hanno dato maggiore ispirazione? Consigliaci un libro da leggere.

Non è possibile fare una richiesta così a una divoratrice di libri di tutti i generi. La lista è lunga e va dai classici, agli autori moderni. Per scrivere bisogna amare la lettura e avere letto molto, perché da ogni autore s’impara qualcosa.

Dimmi cosa leggi e ti dirò cosa posso consigliarti, potrei parafrasare.

Riferendomi agli scrittori degli ultimi anni, mi viene in mente un bravissimo autore americano, uno dei miei preferiti, Jonathan Safran Foer e due romanzi bellissimi: “Ogni cosa è illuminata” e “Molto forte, incredibilmente vicino”.

Credo che ogni libro letto insegni e lasci qualcosa e, di conseguenza, smuova emozioni che portano ispirazione... tutto è connesso e lavora nello strato più profondo del nostro essere fino a far uscire, poi, ciò che scriviamo.

Una domanda da scrittore a scrittore: hai mai pensato di scrivere qualcosa a quattromani? Pensi che sia possibile condividere le emozioni che portano alla scrittura di un libro con qualcun'altro?


Mi è capitato tempo fa di scrivere diversi racconti con un’amica, diciamo che erano degli interventi con un personaggio da me ideato, in un suo canovaccio già esistente. È stato bello e arricchente, come tutte le collaborazioni.



Conosco delle scrittrici che scrivono in coppia, amiche affiatate da decenni, di grande professionalità.

Non solo penso che sia possibile, ma che diventi anche una bella esperienza a livello umano e lavorativo, perché il confronto con l’altro è sempre fonte di crescita personale, oltre che professionale. Bisogna, però, partire almeno da un livello paritario di preparazione. Poi dipende anche da ciò che si vuole raccontare e da come lo si vuole raccontare.

Ci sono livelli emotivi di scrittura diversi. Un fantasy può essere un lavoro stimolante in coppia o in gruppo, una biografia romanzata la vedo più adatta a un singolo scrittore.

Quali progetti hai in mente, e quali sono quelli che sogni di realizzare, prima o poi?

Progetti di scrittura ne ho tanti e il sogno più grande sarebbe quello di vederli tutti realizzati, ma so che non sarà possibile. Non perché voglia pormi dei limiti. Pubblicare quello che si scrive non è facile.

Anche se adesso, con l’avvento dell’editoria digitale, c’è un margine maggiore di possibilità, l’editoria ha le sue regole di mercato e quando la tua creazione diventa un “prodotto” è con questo mercato che deve fare i conti e non è mai facile nel paese europeo dove si legge meno che in tutti gli altri.

Ho diversi progetti pronti, spero di riuscire a trovare presto una collocazione. Altri sono in fermento creativo, vedremo...


Infine due classiche domande del nostro blog:


Perché Livorno è Artistica?

Livorno è artistica, come ogni città e ogni nazione del mondo, perché l’arte è una delle espressioni che accompagna l’umanità dai suoi albori, penso al suono delle percussioni o ai graffiti sulla roccia degli uomini primitivi.

Tutti hanno bisogno di arte: chi per esprimersi, chi per usufruirne. In entrambi i casi è un arricchimento di cui siamo protagonisti. Il fatto che oggi si dia meno importanza alla forma artistica o le si attribuisca un valore economico o di prestigio, non fa venire meno questa sua funzione essenziale.

Livorno ha sempre avuto molti artisti che sono nati o hanno vissuto nella nostra città, in epoche remote e recenti, farne l’elenco sarebbe lungo ma, certo, interessante. Anche oggi ce ne sono molti, direi che ogni campo dell’arte è ben rappresentato.

Cosa manca a Livorno per essere consapevole della propria ricchezza artistica e creativa?

Questa è una domanda a cui si cerca di rispondere da molti anni, un problema che nasce a livello nazionale e s’ingrandisce a livello locale.

Tendenzialmente non si apprezza mai, soprattutto a Livorno, ciò che i concittadini esprimono, credo che Modigliani e Piero Ciampi ne siano due esempi su tutti, e questo è insito nel Dna livornese, scanzonato e goliardico, che va bene, fino a quando non si ritorce contro la città stessa che finisce per non riuscire a dare valore a ciò che ha.

Sento molte persone denigrare spesso le realtà storiche e artistiche che abbiamo e ne sono dispiaciuta. Bisogna imparare a guardare con occhi nuovi quello che ci circonda, a valorizzarlo, e, in questo mondo ormai globale, ad avere un occhio più aperto alle realtà esterne e a chi parla un linguaggio che non inizia e finisce solo nell’ambito livornese.

Spesso in questa città sono valorizzati gli artisti che evidenziano la loro livornesità e molto meno quelli che gettano un occhio al di fuori dei confini provinciali.

Forse è questa mancanza d’apertura e, di conseguenza, di confronto con l’esterno, a confinare questa ricchezza artistica in uno spazio solo locale.

Ovunque, ma soprattutto negli ambienti artistici, non si tende a unire le forze e a collaborare insieme; invece, unirsi in categorie è una grande forza. Negli altri paesi, soprattutto anglosassoni, è quasi la prassi, e, infatti, gli artisti sono più tutelati e hanno maggiori spazi d’intervento e di lavoro.

Personalmente ho la fortuna di sperimentarlo, avendo aderito a un’associazione nazionale di scrittura al femminile, EWWA (European Writing Woman Association) nata da pochi anni. In poco tempo ha saputo creare una rete molto forte e solidale a livello professionale.

È un’esperienza che mi sta accrescendo molto, ponendomi davanti a realtà più importanti e da cui ho solo da imparare e dove, per una volta, le donne sono coese nel portare avanti un progetto comune che sta a cuore di tutte coloro che lavorano nell’ambito del mondo dell’editoria.

Ecco, quello che auguro a Livorno, e che troverei interessante tentare, sarebbe creare una rete artistica vera, un po’ come stai facendo tu, Daniele, a livello virtuale, con Livorno Artistica.

Ognuno apporta il suo contributo per ciò che tutti abbiamo a cuore: valorizzare quello che abbiamo nella nostra città e dare, a chi opera in campo artistico, la possibilità di farsi conoscere.

Molti non ci credono ma, investire nella cultura, è investire sul futuro di ogni singola persona e, di conseguenza, della città stessa.

Speriamo che questo possa accadere presto.






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