mercoledì 27 aprile 2016

Livorno rimane, ma il livornese dove va?

Viaggio d'andata/senza ritorno/bella Livorno/mi fermo qui”.
Così recitano alcuni versi di quella poesia intitolata Madame Sitrì, cantata dal nostro concittadino Bobo Rondelli. E ha pure ragione. Perché, ragazzi, guardiamoci bene in faccia, Livorno è bella.
Approvo la filosofia del “Non fermarti, viaggia e scopri”, certamente, non vi dico di dover per forza rimanere a vita fermi e immobili in questa città. Però, posso dire, che se il destino dovesse riservarvi una vita interamente vissuta nel luogo di nascita, vi è andata bene di esser nati a Livorno, perché sareste potuti nascere in un paesino sperduto del Nord Italia, abitato da poche anime e cullato dalla orribile nebbia.
Tutti d'accordo? Perfetto.

ph. Daniele Salvato
La nostra città di mare rimane sempre la stessa dopo anni. 


Gli scogli sono quelli, il Romito è il solito, l'acqua è sempre più splendida. I tradizionali ponci e fritti misti e cacciucchi e cinque e cinque. Tutto esattamente come venti anni fa, più o meno, tanto per sparare un lasso di tempo casuale.
Eppure aleggia nell'aria labronica un'entità astratta, che sembra aver portato una connotazione triste e malinconica nel vivere di ogni giorno.
Le persone si lamentano, non si sta più bene come un tempo, i sorrisi scarseggiano, tutti vanno di fretta.

Cosa è successo, dov'è la causa di tutti i mali?

Insieme ad alcuni amici, qualche settimana fa, tra birre e vino e amari che scorrevano come le cascate del Niagara, mi sono posto quel quesito.
E la risposta che abbiamo raggiunto insieme, forse è quella più esatta e allo stesso tempo più banale: il problema sono proprio i livornesi.
Forse sarà l'avvento del populismo stile social e della lobotomizzazione delle menti di stampo occidentale, ma si avverte sempre di più un'ignoranza dilagante tra la brava gente. Che si parli di immigrazione o di situazione economica o delle rotatorie che spuntano dal giorno alla notte (forse quest'ultimo argomento è ritenuto più importante dei primi due), si può facilmente incontrare un continuo generalizzare dal retrogusto amaro, che possiamo anche definire con la terminologia “chiacchiere da bar”.
Il problema è che quest'ultime, nell'odierno mondo moderno del 2016, dove con un attento uso di internet e dell'informazione è impossibile essere totalmente ignoranti, non possono esistere in una quantità e frequenza così spropositate.

Ph. Daniele Salvato
Voi direte: “Va be', ma il vecchio di sessanta, settanta, ottant'anni cosa deve fare? Non sono portati per la tecnologia ed è difficile far cambiare loro idea”. Pensiero ragionevole, che posso rispettare nonostante non lo condivida a pieno.
Ma cosa mi dite dei giovani livornesi? Avete capito bene, giovani.
Forse, tu che stai leggendo e che potresti essere un mio coetaneo/a, probabilmente sai cosa intendo. E se proprio tu, con queste mie accuse, ti senti preso in causa, sappi che non ti chiederò scusa, né ti offrirò il mio perdono. Non sono una divinità o uno degli apostoli, non sono tenuto a porgere l'altra guancia a chiunque.


Troppe volte ho sentito fuoriuscire dalle bocche dei ventenni lamenti e castronerie su argomenti di vitale importanza per avere una coscienza sociale. Ad esempio, si lamentano del lavoro che non c'è, ma non portano il curriculum perché babbo fra qualche anno va in pensione e forse mi lascia il posto; a Livorno non c'è niente da fare, ma se apre un locale nuovo o se viene organizzato qualcosa di interessante: “No, se, ci vanno i peggio lì”; i turisti se vengono si devono adattare con quello che c'è, sennò a Livorno non ci vieni, però quando vanno in vacanza loro vogliono essere trattati come re.
Ph. Daniele Salvato

E cari miei, eccoci al nocciolo della questione: come può Livorno migliorare, rinascere sotto una luce più moderna, se la maggior parte della popolazione chiacchiera al vento senza costruttività? Come potremo avere un sistema politico comunale degno, quando il voto va al meno peggio perché “Basta PD ha rovinato Livorno, viva Grillo che lui dice le cose come stanno”?
Purtroppo molti valori che un tempo i livornesi avevano sono stati persi, vedi la generosità e l'accoglienza. Tutti pensano solo per sé, hanno paura di qualsiasi individuo che non sia cittadino italiano, non ricordando che tutti noi siamo nati in un posto regolato da leggi che davano il benvenuto a qualsiasi scarto umano, ubriacone, figlio di puttana e assassino che si vedesse sulla faccia di questo mondo (ed io mi sento un po' un fiero discendente di questa marmaglia, più vera e umana di tante altre aggregazioni sociali).

Non ho scritto questo articolo per poi farvi una morale o prevedere cosa succederà, non sono vostra madre o Nostradamus. Volevo solo sapere se questo pensiero è condiviso da qualcun altro, oltre che da me e qualche mio amico.
Eppure, badate bene, anche io mi muovo poco, forse per lo sconforto provato nei confronti dell'era moderna. In fin dei conti sono qui, nella mia camera, con il culo comodo a scrivere questa roba.
Alla fine, questo, è un modo più elegante per sfogarmi e per dire che un po' mi piange il cuore, quando vedo questa città, che potrebbe essere covo di gioia, turismo, arte e artisti, abbandonata a sé stessa, come se la terra, da sola, potesse costruire il futuro per chi la calpesta.

Michael Marini





2 commenti:

  1. Caro Michael come appartenente alla generazione dei 50enni mi sento di commentare il tuo articolo.Tu dici che Livorno è rimasta la stessa ma sono cambiati i Livornesi,condivido in pieno il tuo pensiero ma allora io ti dico domandiamoci perchè sono cambiati i Livornesi?,la mia risposta è che sono cambiati perchè è cambiato il mondo,viviamo in un mondo difficile che rende le persone più chiuse, egoiste,impaurite, sospettose, ecc.. e questo perchè?,perche ai "nostri tempi" era tutto più facile, certo la disoccupazione giovanile era altissima, ma comunque qualche lavoretto al nero per sbarcare il lunario si trovava sempre, l'economia girava e la speranza di trovare un lavoro fisso l'avevamo,il precariato non esisteva per cui sapevamo che un lavoro con tutti i diritti e le garanzie alla fine sarebbe arrivato.Chi lavorava si sentiva più sicuro senza il terrore di perdere il posto, sapeva che a 60 anni oppure 55 per le donne sarebbe arrivata la meritata pensione che avrebbe permesso di avere una vita abbastanza tranquilla,una vita fatta di mangiate al ristorante (naturalmente con il poce finale immancabile)abbonamento del Livorno in curva o in gradinata l'inverno, mare, sole, feste e sagre l'estate (trovare una città con pensionati abbronzati e vestiti da figura come a Livorno èra praticamente impossibile) gli "stranieri" non erano così tanti come oggi allora erano pochissimi e si legavano perfettamente con il tessuto sociale della città ,erano nostri amici,li conoscevamo per nome,ricordo ancora le collette per far ricomprare la merce che era stata loro sequestrata dai vigili urbani,ricordo un episodio in piazza Cavallotti dove i vigili che volevano effettuare un sequestro furono accerchiati da decine di cittadini e dovettero desistere.Segue

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  2. Per la collocazione politica non c'erano dubbi eravamo di sinistra perchè era la parte "giusta" se lo diceva il P.C.I era giusto di sicuro quindi non c'era molto da scervellarci,ricordo il sogno Europeo, ci illusero facendoci credere che l'Europa sarebbe stata una grande nazione, finalmente saremmo stati tutti fratelli cittadini dello stesso continente, niente più frontiere ,passaporti, cambi di valuta ecc.. non ci sentivamo più giovani Italiani ma Europei,venne anche creata una nuova lingua (l'esperanto)che avrebbe dovuto diventare la lingua comune, ci dissero che sarebbe stata insegnata sin dalle elementari quindi in pochi anni sarebbe diventata la nostra lingua, insomma vivevamo e credevamo in un mondo ed in un futuro migliore del presente e questo ci dava quello spirito di speranza, spensieratezza, amicizia,e tolleranza che oggi la città ha perso.La nostra colpa quale è stata? Secondo me la nostra colpa principale e stata quella di non avere le stesse tecnologie che hanno i giovani di oggi, per noi se lo dicevano al tg oppure era scritto sul giornale era vero di sicuro, ricordo la frase ricorrente che serviva a validare le opinioni "l'hanno detto alla televisione" questa frase per chi la pronunciava era la prova che quanto stava affermando era una verità inconfutabile, questa assenza di fonti di informazione libera ed indipendente ha permesso al "sistema" (dove per sistema si intendono quei poteri economici più o meno occulti che decidono le sorti del mondo restando nascosti agli occhi dei più, e che usano i politici come loro servi e marionette)di fregarci ovvero di cambiare il mondo in peggio senza neanche che ce ne accorgessimo, ed ora in questo mondo schifoso fatto ad uso e consumo dei potentati economici senza più certezze anche il Livornese ha smesso di essere Livornese, anche il Livornese si è inaridito,ecco che lo straniero non è più un amico ma un usurpatore di lavoro e di case popolari, lo straniero è di sicuro un delinquente che vive al di fuori della legalità (purtroppo alcune volte è così ed ecco che nascono le generalizzazioni che alimentano il razzismo).Come è possibile uscire da questo annichilimento della società? visto che come tu dici le vecchie generazioni non hanno dimestichezza con le nuove tecnologie la speranza sono i giovani, le nuove tecnologie permettono velocità di acquisizione e divulgazione di informazioni impensabili anche solo 15 anni fà,avete in mano un uno strumento che se usato con intelligenza può essere l'arma per scardinare il sistema dei poteri occuti che ha sempre potuto contare sul controllo dell'informazione per "fregare" i popoli, e se molti giovani sembrano aver ingurgitato la pillola che limita l'intelligenza.Segue , non ti preoccupare erano tanti anche ai miei tempi, ma da che esiste il mondo le rivoluzioni partono sempre da poche menti illuminate (spesso ne basta solo una come Gesù,Gandhi,Che Guevara,ecc...)il resto del popolo poi le seguirà, ed in tal caso insieme ai giovani ci saranno anche tanti 50enni che non si vogliono arrendere all'assistere alla distruzione del mondo da parte di una piccola elitè economica a cui interessa solo il profitto anche se questo significa la distruzione della vita di miliardi di persone.

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