lunedì 9 marzo 2015

LIVORNO ACOUSTICS - Betularia

Foto by Ass. Fotografica Il Salmastro
Il terzo appuntamento di Livorno Acoustics è con i Betularia, una band che dalla fine degli anni '90 a oggi si è evoluta raggiungendo una maturità musicale che ne fa uno dei migliori esempi di cantautorato rock della scena livornese. Alle nostre domande ha risposto Giacomo Salvadori, batterista e chitarrista della band. Nel video i Betularia ci hanno fatto ascoltare la bellissima "Un lungo inverno", nell'affascinante cornice della Galleria delle barche in Fortezza Nuova. Questa antica galleria è attualmente chiusa al pubblico e viene usata come rimessa per gli enormi gozzi del palio marinaro, ordinatamente riposti nei loro alloggiamenti lungo un lato della galleria.  




N.B. Prima di cominciare, ti avvisiamo che ogni intervista di Livorno Acoustics è suddivisa in due parti. La metà che leggerai qui di seguito  approfondisce il processo creativo del cantautore, mentre l'altra metà che potrai leggere su Occhio Livorno  è incentrata sugli aspetti legati al suo rapporto con le istituzioni e con la professione di artista.


1. Cosa significa per te essere un creativo? 
Averne l'esigenza.

2. Cosa ti ha spinto a scrivere canzoni di tuo pugno, piuttosto che interpretare canzoni di altri artisti? 
Il nostro caso è abbastanza patologico, le cover neanche quando sapevamo appena tenere in mano lo strumento. Presuntuosamente spediti verso la composizione, con lo strumento e la tecnica che c'era, con l'orecchio e l'istinto, una foga indefinita a cui devi necessariamente dar forma. Il fare cover non ci appartiene, non ci interessa, non ci serve.

3. Qual'è il tuo approccio alla composizione musicale? 
Senza dubbio l'ispirazione gioca un ruolo fondamentale, ma non l'aspettiamo, cerchiamo semplicemente di mantenerla viva. La composizione si sviluppa sempre in modo diverso, delle volte prende forma istantaneamente, delle volte ci vuole più tempo, non seguiamo regole precise. Direi che nel tempo le canzoni si sono molto semplificate, si sente che abbiamo lavorato per dare di più con meno, certe mutazioni sono volute e ricercate, altre si sono imposte da se, nel tempo niente rimane uguale, è un errore che abbiamo commesso, cercare di ricreare quello che hai perso, meglio mutarsi. In questo senso possiamo parlare di sperimentazione, è un continuo rincorrersi.

Foto by Ass. Fotografica Il Salmastro
4. Qual'è invece il tuo metodo per la scrittura dei testi? 
I testi sono tutti di Simone (il cantante, ndr), li scrive quando gli viene, spesso vedo che li legge da un biglietto del treno o da una tovaglia di carta di qualche ristorante, delle volte lo vedi accovacciato da una parte mentre suoni o mentre fai pausa. In genere parte da una bozza che poi cambia e adatta alla musica. Il testo nasce ed è solo testo, poi lo metti sulla musica e non ce lo puoi più levare, si fondono e non puoi più considerarli separatamente. Testo e Musica parlano, di tutto e di niente, dipende un po' da voi. Non ci sono verità assolute, nessuna certezza, nessun giudizio, la costante è l'io e il mondo filtrato dall'io.

5. Qual'è la tua canzone di cui sei più soddisfatto? Ce la racconti? 
Non c'è una canzone preferita. A questa domanda dovrebbero seguire come minimo quattro risposte. Quello che mi sembra assodato è che se una canzone è tua sei la persona meno indicata a valutarla.

6. Com'è suonare in una band? 
Ci sono molti modi di suonare con altre persone, ognuno presenta le sue complessità. Suonare in un gruppo è una grande responsabilità, ci metti tanto della tua vita e delle tue aspettative, forse troppo, e lo fai con la coscienza che probabilmente tutto si risolverà in una profonda delusione. In genere i gruppi nascono in giovane età proprio perché devi essere davvero un incosciente per legare così profondamente la tua vita a quella di altri. Te ne rendi conto quando entrano in ballo le questioni personali, nessuno può estraniarsi dall'altro, lo stato di ciascuno si ripercuote su tutti. Si parla spesso di “progetti” invece che di gruppi proprio perché i “progetti” hanno una scadenza e soprattutto al primo intoppo chiudi baracca e vai da un'altra parte.
Nel nostro caso gli equilibri interni si sono creati da soli, in maniera naturale, ognuno di noi si preoccupa di quel che sa fare meglio senza porsi problemi di leadership.
Per quanto riguarda il suonare da solo, nessuno di noi ha mai calcato un palco da solo, quindi possiamo dire poco a riguardo, certo è che da solo hai sempre ragione.

7. Come avviene il processo di arrangiamento di un brano? 
No non abbiamo modelli precisi e non ci interessa avere l'appartenenza riconosciuta ad un genere, non abbiamo la presunzione di aver inventato niente di che, ma le canzoni le facciamo a modo nostro anche se è logico che ci senti dei riferimenti, sarebbe inumano il contrario, attingi dal tuo bagaglio, dagli ascolti fatti, i gruppi possono essere interessanti proprio perché sono formati da persone diverse che possono dar luogo a combinazioni particolari.
Foto by Ass. Fotografica Il Salmastro
In genere cerchiamo di mantenere l'arrangiamenti simili tra live e studio, ma niente ci vieta di cambiarli. In studio hai tante di quelle possibilità che sarebbe un peccato non approfittarne, succede che magari ti spingi leggermente oltre a quello che in genere riesci a riprodurre dal vivo, ma mi pare innegabile che non si ascolta una canzone ad un concerto con lo stesso orecchio con cui la si ascolta in intimità, quindi la fedeltà di riproduzione non è così importante. E' molto più importante che funzionino entrambe le esecuzioni. In studio evitiamo comunque tagli e incollaggi spericolati per mantenere un esecuzione reale non virtuale e dal vivo ci concediamo modifiche che comunque non snaturino le canzoni nelle loro parti essenziali.

8. Quanto peso dai a fattori come il nome della band e la sua immagine (vestiti, atteggiamento sul palco, logo...)? 
Prima vengono le canzoni. Il nome e soprattutto l'immagine sono elementi importantissimi, fanno parte della comunicazione, ma si deve far attenzione a dare alle cose la giusta priorità altrimenti si rischia di creare un guscio vuoto. Cerchiamo di essere quello che siamo, non ci sono sforzi da valletta, è importante il contenuto e anche l'immagine deve lavorare per il contenuto..

9. Come affronti le esibizioni live?
Un tempo facevamo pochi concerti e li preparavamo in maniera più sofisticata, obbligatorio il furgone per spostarsi, adesso suoniamo più frequentemente e ci concentriamo soprattutto sul suonare, cerchiamo di riprendere i due anni di interruzione dell'attività live facendo concerti dove si presenta l'occasione, considerando che al momento ci basta una presa elettrica per fare un concerto direi che l'occasione è ovunque, abbiamo ridotto l'attrezzatura ai minimi termini proprio per poter dire: se c'è un palco bene, se non c'è va bene anche il marciapiede.

Foto by Ass. Fotografica Il Salmastro
10.  Fai un bilancio della tua attività di musicista fino a questo momento. 
La creatività va a braccetto con l'insoddisfazione. Gli obiettivi che ti poni mutano nel tempo, non tanto perché li hai raggiunti, ma solo perché cambiano insieme a te, non c'è un arrivo. Mettiamola così: volevamo fare musica e di musica ne abbiamo fatta tanta.
Al momento ci stiamo dedicando all'uscita del nostro nuovo disco “Pura Sopravvivenza” registrato a inizio anno e che a breve vedrà finalmente la luce.





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