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Eccoci al secondo appuntamento con Livorno Acoustics! Protagonista di questa intervista è una delle cantautrici più originali e simpatiche della Scena musicale livornese, Camilla Furetta. Le sue canzoni dolci, ironiche e talvolta surreali, unite alla sua spontaneità ed esuberanza hanno riscosso un enorme successo grazie ai video che Camilla ha girato nella sua cameretta in cui canta i suoi pezzi accompagnandosi semplicemente con un ukulele. Sta uscendo in questi giorni il suo primo EP "17 nervi" (registrato da Tommaso Bandecchi per Ice Factory Productions e distribuito su tutte le piattaforme digitali da Inconsapevole Records), che contiene 6 canzoni nelle quali chiunque riconoscerà episodi della propria vita.
Per Livorno Acoustics Camilla ha cantato "La sindrome di Charles Bonnet" nell'affascinante cornice del Fosso Reale, all'altezza degli Scali olandesi, con lo sfondo dominato dalla bellissima facciata della Chiesa degli Olandesi. Da segnalare che al momento del video la chiesa era in totale stato di abbandono, ma adesso la facciata è oggetto di un intervento di restauro grazie allo splendido lavoro dell'associazione culturale Livorno delle Nazioni e ai fondi ricevuti dal censimento "I luoghi del cuore" del F.A.I.
N.B. Prima di cominciare, ti avvisiamo che ogni intervista di Livorno Acoustics è suddivisa in due parti. La metà che leggerai qui di seguito approfondisce il processo creativo del cantautore, mentre l'altra metà che potrai leggere su Occhio Livornohttp://occhiolivorno.blogspot.it/2015/03/livorno-acoustics-camilla-furetta.html è incentrata sugli aspetti legati al suo rapporto con le istituzioni e con la professione di artista.
1. Cosa significa per te essere un creativo?
Boh, non lo so, ogni tanto pare quasi un'offesa!
2. Cosa ti ha spinto a scrivere canzoni di tuo pugno, piuttosto che interpretare canzoni di altri artisti?
Non sono mai stata buona a fare le cover. Dover fare una cosa che deve risultare buona almeno quanto l'originale, se vuole essere fedele o migliore, o anche se se ne deve fare una reinterpretazione, mi mette l'ansia. Mi viene l'ansia anche ora mentre ci penso.
3. Qual'è il tuo approccio alla composizione musicale?
Parto da un’idea, una cosa che ho visto e mi è piaciuta, una storia, e cerco di appiccicarla a 4 accordi che suonano bene insieme. E' sempre stato così, ma ogni tanto gli accordi possono arrivare addirittura cinque o sei e quello è il massimo della mia sperimentazione. Di solito aspetto l’ispirazione, perché quando provo a mettermi “al tavolino a scrivere” mi sembra di tirare fuori solo schifezze. Anche se ogni tanto mi piace fare canzoni "su commissione”, perché mi obbligano a impegnarmi e così non mi faccio prendere dalla pigrizia.
4. Qual'è invece il tuo metodo per la scrittura dei testi?
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Per me il testo è fondamentale, anche perché la musica che riesco a fare è quella che è. Quindi punto tutto sul testo e mi piace che riesca a rappresentare le cose che amo, o che mi attraggono o mi affliggono.
5. Qual'è la tua canzone di cui sei più soddisfatto? Ce la racconti?
L'Islanda. È un posto di merda, La gente è infelice, ma tutti voglio andare là parappappa parappappa.
Fin.
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Suonare in una band, quando ce l'avevo, era bellissimo.
Penso che in una band bisognerebbe rapportarsi come pari e ascoltare l'opinione di tutti.
Io ero tirannica e prepotente e se suoni da solo puoi essere tirannico e prepotente solo con te stesso.
Non hai la batteria, a meno che tu non sia un batterista solista. In quel caso...TUM TUM TRUTTUTUM.
7. Come avviene il processo di arrangiamento di un brano?
ArrnagiaCHE?
8. Quanto peso dai a fattori come il nome della band e la sua immagine (vestiti, atteggiamento sul palco, logo...)?
Non credo che fattori come immagine e nome abbiano un gran peso, a meno che la tua band non si chiami "gli smerdacchiotti" e suoni vestito da canguro, in quel caso sono una scelta stilistica precisa. Comunque alla fine della fiera la cosa importante è quanto piaci e coinvolgi le persone.
Parlando di me nello specifico: Mi chiamo Camilla Furetta. Furetta è il mio vero cognome, da sempre! Ho bisogno anche di un nome d'arte?
9. Come affronti le esibizioni live?
Se mi viene qualche idea me la tengo a mente, ma fondamentalmente quando sono sul palco sparo una marea di idiozie improvvisate e spero che la gente rida! Perché se spari una marea di idiozie e la gente non ride, può risultare strambo per entrambi.
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10. Fai un bilancio della tua attività di musicista fino a questo momento.
Solo il fatto che la gente definisca quello che faccio “attività di musicista” è una cosa stupefacente. Ho cominciato a scrivere canzoni da sola in camerina e a metterle su facebook (sul suo Canale YouTube, ndr) per far ridere i miei amici e non avrei mai pensato che sarei arrivata a suonare in così tanti posti fantastici (figuriamoci fare delle interviste). Tutto questo per me è bellissimo e contribuisce a riempire la mia vita già piuttosto affollata, per questo sono grata a tutte le persone che hanno creduto in me ma soprattutto a tutte le persone che ridono ai miei concerti.
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